GROTTE VULCANICHE DI SICILIA
Fabio Brunelli e Blasco Scammacca, 1975

4. Evoluzione delle cavità nei terreni vulcanici

gioventù:
Grotta di Serracozzo I
maturità:
Grotta del Coniglio
senilità:
Grotta di Maniace
concrezionamento di calcare:
Grotta di Novalucello
stalattite:
Grotta di Maniace

Le grotte vulcaniche, a partire dal momento della loro formazione, seguono un processo evolutivo che termina con la loro distruzione.

In una prima fase, giovanile, esse conservano, salvo gli effetti dei crolli coevi, la forma caratteristica a fessura o a galleria dovuta alla loro genesi. Le gallerie di scorrimento, in particolare, mostrano le superfici rifuse lucide e pulite, i pavimenti sono sgombri da sedimenti di qualsiasi tipo e le superfici laviche scoriacee risultano al tatto particolarmente taglienti.

Segue poi nella grotta una fase di maturità, durante la quale le superfici rifuse vanno incontro a delle alterazioni e tendono a diventare opache e pulverulente. il pavimento perde la primitiva asprezza e viene ricoperto da sedimenti di varia natura: si tratta per lo più di sabbia vulcanica trasportata dal vento e dalle acque piovane e di detriti organici sotto forma di rami e foglie in decomposizione. Non mancano i resti di animali che frequentano le grotte nonhè caduti accidentalmente o gettativi dall'uomo. Questi detriti di vario genere creano, come è noto, un ambiente dove possono istallarsi svariate forme di vita a seconda delle particolari condizioni di luce, temperatura e umidità che vi sono nella grotta.

Sempre in questa fase di maturità si possono verificare nella grotta lesioni a carico della volta e delle pareti, come conseguenza di assestamenti del terreno e di terremoti frequenti in tutta la regione etnea. Attraverso le fessure così formate percolano facilmente le acque piovane e si insinuano le radici dell'eventuale manto vegetale sovrastante, esercitando un'azione di allargamento. Ne seguono crolli più o meno imponenti che vengono a mutare l'aspetto originale di queste gallerie fino ad occluderle completamente.

Le acque che percolano nelle grotte etnee non traversano strati calcarei e pertanto non determinano di norma alcuna forma di concrezionamento. Tuttavia vi sono grotte situate nella regione pedemontana in cui filtrano acque di irrigazione che dànno luogo ad un sottile rivestimento stalagmitico che spicca sulle pareti e sulle volte in chiazze biancastre. Nella Grotta Maniace (SiCT098) abbiamo osservato delle stalattiti vere e proprie (del diametro di mezzo centimetro, lunghe fino a dieci centimetri e con un discreto stillicidio.

Il susseguirsi delle varie alterazioni porta così la grotta ad una fase di senilità nella quale non è più riconoscibile l'originaria struttura. Abbiamo visitato sull'Etna molte grotte giunte a questa fase della loro esistenza; esse sono composte da sale di varia grandezza che si alternano a cunicoli contenuti nel materiale crollato, ed a qual che tratto di galleria ancora ben conservato. Casi di grotte quasi completamente interrate sono riferiti da Orsi (1907) per alcune cavità in Catania.

Prescindendo da questa evoluzione, che puù durare anche millenni, è caratteristica delle grotte etnee l'essere soggette ad un continuo avvicendameto; nel senso che le eruzioni che si susseguono, se da un lato dànno origine a nuove cavità, dall'altro determinano la scomparsa di grotte sotto le nuove colate. Così mentre scriviamo l'eruzione tuttora in corso (1974) ha distrutto le grotte di Monte Rosso (SiCT044†) sul versante occidentale del vulcano. Del resto l'intero paesaggio etneo si rinnova di continuo: valli e monti scompaiono sotto le lave e nuovi se ne formano nel giro di pochi giorni.